Image for Trasporti e Green Deal: la logistica del futuro

Il settore dei trasporti, in particolare quello su gomma, rappresenta una delle principali fonti di emissioni climalteranti. Infatti secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) nel 2022 questo comparto è stato responsabile di una quota significativa di polveri sottili (PM10).

Tuttavia il Green Deal Europeo ha previsto una riduzione del 45% delle emissioni di CO₂ per i veicoli pesanti entro il 2030. Ciò significa che il settore dei trasporti, per potersi adeguare a questi standard, dovrà procedere con una progressiva decarbonizzazione e riorganizzazione delle catene di approvvigionamento.

Al momento la principale alternativa ai propellenti fossili è il cosiddetto “full electric”, ovvero un motore a batteria alimentato tramite corrente elettrica, erogata da apposite stazioni emittenti chiamate “colonnine di ricarica”.

Essendo ad emissioni zero, i veicoli elettrici offrono notevoli vantaggi sotto il profilo ambientale, tant’è che possono circolare senza limitazioni anche nelle zone a traffico limitato. Però il loro costo elevato e la scarsa autonomia, di fatto ne restringono l’utilizzo ai mezzi leggeri destinati alla logistica last mile.

Un carburante alternativo con alto potenziale di riduzione delle emissioni è l’idrogeno (H₂). Il motore a idrogeno (costituito da celle a combustibile alimentate da idrogeno liquido) converte l’energia chimica in energia elettrica, favorendone l’applicazione anche sui veicoli più voluminosi e destinati a lunghe tratte. Ad ogni modo questa tecnologia è ancora in fase di sviluppo e le infrastrutture sono scarsamente diffuse.

Mentre il passaggio verso l’elettrificazione e l’idrogeno prosegue, i biocarburanti rappresentano uno step intermedio verso una maggiore sostenibilità.

I biocarburanti (cosiddetti FAME, Fatty Acid Methyl Esters) derivano da oli vegetali (come soia e palma) o grassi animali: in questa categoria rientrano il Biodiesel B100 (una forma pura di biodiesel) e il SAF (Sustainable Aviation Fuel), che viene impiegato nel settore aereo.

Un’altra tipologia di carburante sostenibile utilizzabile nella logistica è l’HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), che si ottiene da oli vegetali, oli da cucina usati e grassi animali. Questo “green diesel” può ridurre le emissioni di gas serra fino al 90% rispetto al diesel convenzionale ed è una soluzione compatibile con le flotte esistenti.

Altre opzioni sono il Gas Naturale Liquefatto (GNL), una versione più ecologica del diesel che si ottiene prevalentemente dai rifiuti dell’industria agroalimentare, ed il biometano (gas naturale da fonti rinnovabili), che è in grado di sostituire il metano tradizionale.

Una ulteriore possibilità è rappresentata dai carburanti sintetici (e-fuels). Questi ultimi sono climaticamente neutri, poiché vengono prodotti combinando idrogeno e CO₂ catturata.

Al di là degli ambiziosi obbiettivi ambientali stabiliti dall’Unione Europea, l’adozione di nuove tecnologie e biocarburanti di seconda generazione potrebbe essere economicamente conveniente per le imprese di logistica che sceglieranno di investire su tali soluzioni.

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